Perfetta tempesta vascolare o tempesta mondiale globale?
Tutto è cambiato. Tutto è sospeso in un’attesa fatalistica e stocastica
che sfida il residuo positivismo dell’uomo, messo a dura
prova da un esserino anencefalico e neppure considerabile quale
essere vivente. Un virus solo teso a riprodursi e a salvare la pelle,
che sembra uscito non dai famigerati laboratori cinesi di Wuhan,
ma dal peggiore testo di Wilhelm Reich, la Teoria dell’Orgasmo.
Ma proprio questo aspetto è l’unica correlazione che accomuna il
SARS-CoV2 all’uomo, la riproduzione e la salvezza della specie.
Tutto è cambiato e nulla sembra rimanere di quella tanta ricercata
armonia che è il tema portante dell’ultimo mio articolo del
Filo della Vita, “Il medico, Menenio Agrippa e l’armonia”, in cui si
argomentava su come la medicina riconosce l’uomo come individuo
integrale, posto al centro e connesso con ciò che lo circonda,
attento alle relazioni e alle connessioni. Il medico è proiettato a
preservare l’integrità dell’uomo nell’insieme. Nella prevenzione
a mantenere l’armonia, equilibrio o omeostasi, tra i vari organi
ed apparati, tra sé stessi e ciò che è esterno a sé, tra self e non self.
Nella cura l’impegno del medico è nella ricerca di nuovi equilibri,
nel ripristinare l’armonia persa (dal gr. harmonia: unione, proporzione;
harmozein: congiungere, accordare). Nel nostro tempo
stiamo assistendo alla nascita e stiamo combattendo la nuova
peste del 2000, che verrà ricordata non solo negli annali o trattati
di medicina, ma rimarrà impressa nelle generazioni future per
lo sconvolgimento socio-economico del mondo. È già avvenuto
con la Spagnola che determinò 50 milioni di decessi e 500 milioni
di contagiati, un quarto della popolazione mondiale. Similmente
viene ricordata la Grande Crisi del ‘30. Durante la Grande
Depressione, il PIL degli Stati Uniti diminuì “solo” del 5,1%. Oggi
Goldman Sachs prevede, a causa della COVID-19, un crollo del
Pil statunitense del 24% nel secondo trimestre, mentre Morgan
Stanley del 30%. Nel 2021 in caso di una ripresa dei contagi il
PIL italiano potrebbe avere una drammatica riduzione del 15%.
Nel nostro tempo stiamo assistendo alla nascita e combattendo la nuova peste del 2000, che verrà ricordata negli annali o trattati di medicina, e rimarrà impressa nelle generazioni future per lo sconvolgimento socio-economico del mondo.
Quindi pensare questa crisi soltanto come sanitaria è estremamente riduttivo. Mette in gioco gli interi aspetti delle società umane, dagli economici ai politici, arrivando, come nel lockdown, alla limitazione della libertà dell’individuo in nome dell’interesse comune o addirittura alla sfida per la supremazia della civiltà occidentale e orientale, come è stato ben evidente nei duelli verbali d’accuse reciproche tra Trump e Xi Jinpin, a partire dalla fake news della produzione in laboratorio del CoV2.
Ma da dove siamo partiti per giungere fin qui?
Dai coronavirus, la grande famiglia a cui appartiene il SarS_CoV-2, incapaci, come tutti i virus, di vivere da soli. Hanno bisogno di utilizzare la complessa struttura delle cellule viventi per riprodursi e diffondersi. Per far ciò il nostro amico (o meglio nemico) utilizza come via prioritaria la trasmissione area, tuttavia non esclude il contatto diretto tra tessuti dell’ospite (mani, mucose) e superfici infette, o la via oro-fecale seppur raramente. Una volta a contatto con la sua vittima deve penetrare nelle cellule; ciò avviene attraverso una glicoproteina di superficie, dal nome altisonante di guerriero greco, Peplomero, che ha la capacità di legarsi ed introdursi attraverso i recettori ACE2 (Enzima di Conversione dell’Angiotensina). Gli alveoli del polmone e le cellule endoteliali del sistema cardiocircolatorio sono particolarmente ricchi di questi recettori; ciò spiega la gravità della malattia proprio in questi apparati. Anche per questo alcuni studiosi hanno suggerito che la riduzione dell’attività dell’ACE2 (farmaci sartani usati per la cura dell’ipertensione) potrebbe avere effetti protettivi, ma queste ipotesi devono ancora essere comprovate. Con il progredire della replicazione virale si manifesta la malattia alveolare, sviluppando insufficienza respiratoria cui può seguire la morte in quanto l’intera struttura alveolare è sottoposta ad intensa infiammazione con conseguente trombosi polmonare in situ, angioedema ed emorragia polmonare. Si verificano in tal modo grandi aree di danno e consolidamento polmonare che compromettono lo scambio d’ossigeno e d’anidride carbonica, con aspetto caratteristico del “vetro smerigliato” alla radiografia o alla TC. Gli altri apparati, come il gastrointestinale, sono egualmente colpiti perché hanno il recettore ACE2 espresso in maniera rilevante. Analogamente si possono spiegare le lesioni cardiache acute, presenti in circa il 12% delle persone ricoverate, e le lesioni vascolari con incidenza di trombosi nel 31% e tromboembolia venosa nel 25% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva.
Il danno da Covid 19 del sistema vascolare può essere sintetizzato come da “iper-infiammazione” caratterizzata da importante elevazione degli indici di flogosi con imponente liberazione di citochine, elevati tassi di D-Dimero. Potremmo collocare a questo livello l’invasione e l’attivazione macrofagica che genera da un lato la distruzione del tessuto funzionale polmonare, dall’altro processi estremamente attivi di riparazione-proliferazione che determinano fibrosi polmonare come pure sul versante endoteliale-vascolare la progressione di una micro-angiopatia obliterante verso una forma di tromboangioite proliferativa con promozione di trombosi delle arteriole e poi dei grandi vasi stessi. Il fenomeno è a questo punto (ma può esserlo più raramente sin dall’ inizio) sistemico, potendosi così manifestare fenomeni trombotici estesi venosi e arteriosi, concomitantemente a modificazioni anche nel profilo coagulativo e piastrinico che portano ad emorragie e coagulazione intravascolare disseminata. Da qui la morte da perfetta tempesta vascolare.
Se torniamo dal campo prettamente medico-sanitario, alla complessiva vita umana, a stento riusciamo a trovare condizioni che non siano state travolte dalla emergenza covid-19. Tra le parole più usate vi è senz’altro crisi, che costantemente riecheggia a rafforzare paure e angoscia per il futuro. Ma cos’è la crisi se non coscienza di mancata corrispondenza tra il nostro vivere ideale e il vivere attuale. Nel nostro intendere il termine crisi vi è il concetto di perdita, di sofferenza, di regressione rispetto a quanto faticosamente conquistato. Ippocrate afferma che la crisi comparsa in modo improvviso crea una situazione pungente di pericolo di vita. Eppure il senso della parola greca Krisis, da cui deriva crisi, è discernimento, separare, distinguere. Proprio ad indicare il momento della vita caratterizzato dalla rottura dell’equilibrio precedentemente raggiunto e dalla necessità di trasformare gli schemi consueti di comportamento che si rilevano non più adeguati alle nuove situazioni. Nella lingua cinese, la parola crisi è rappresentata da due ideogrammi. Il primo significa “pericolo”, il secondo “opportunità”.
È da qui che noi vogliamo ripartire e rinascere, dalla necessità di cambiare gli schemi mentali, dalle nuove opportunità che saremo costretti a cercare ed alimentare, dal pensiero positivo nonostante tutto, dal ricordo di come sia passata la Spagnola, la grande crisi del ’30, da come l’Italia sia risorta e si sia fortificata dopo la seconda guerra mondiale. Voglio concludere con le parole di uno dei protagonisti di questa delicata fase, Walter Ricciardi: “Non sappiamo esattamente quanto ancora ci vorrà, ma come in tutte le guerre ci sarà un dopoguerra che dovrà vederci più uniti di quanto eravamo prima, meno ignoranti ed egoisti, meno chiusi e provinciali”. *
*dall’introduzione del libro di Gianluca Pistore “Coronavirus- la terza guerra mondiale è contro un nemico invisibile”
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