“L’uomo passa la prima metà della sua vita a rovinarsi la salute e la seconda metà alla ricerca di guarire”
Articolo interamente estratto da: Il filo della vita
Forse che tutti gli uomini conoscono il valore mortale o immortale dell’armonia? La vita stessa è ricerca di armonia, di quel dialogo tra consonanza e dissonanza, tra pause e silenzi, tra rumore e suono. Lo stesso paradiso può rappresentare il fine supremo dell’uomo come condizione di felicità che si definisce come perfezione.
Una condizione al di là di ogni immaginazione, condizione di vera e autentica armonia che ci porta ad uno stato di benessere che si rinnova continuamente senza che l’istante successivo assomigli mai a quello precedente.
La medicina riconosce l’uomo come individuo integrale, posto al centro,e connesso con ciò che lo circonda, attento alle relazioni e alle connessioni. Il medico è attento a preservare l’integrità dell’uomo nell’insieme. Nella prevenzione a mantenere l’armonia, l’equilibrio o omeostasi, tra i vari organi o apparati, tra se stessi e ciò che è esterno a sé, tra self e non self. Nella cura l’impegno del medico è nella ricerca di nuovi equilibri, nel ripristinare l’armonia persa. (harmonia: unione, proporzione, accordo; daharmozein: congiungere, accordare).
Eppure parafrasando un noto aforisma di Leonardo Da Vinci “L’uomo passa la prima metà della sua vita a rovinarsi la salute e la seconda metà alla ricerca di guarire”, il medico passa anch’egli la sua vita a scimmiottare Menenio Agrippa nel cercare continuamente equilibri ed armonia, tra le esigenze dei diversi organi ed apparati e le difficoltà del vivere sociale,tra risorse economiche disponibili nella sanità, scelte tra le migliori terapie, sostenibilità, linee guida, vincoli regolamentari. Il tutto diventa più complesso nel necessario adeguamento alle veloci trasformazioni della nostra epoca. Il convegno “L’angiologia ai confini dell’innovazione” nasce da tali considerazioni, dalle evidenti evoluzioni che si stanno vivendo nel campo della medicina, nella nostra società, dalla farmaco-economia e dalla clinical governance.
Nel 2018 la spesa per la sanità digitale è cresciuta del 7%, raggiungendo un valore di 1,379 miliardi di euro e rafforzando il trend di crescita iniziato l’anno precedente, mentre sempre più prende piede l’Intelligenza Artificiale.
Non possiamo non sottolineare come il declino demografico certificato dall’Istat, con gli italiani che scendono a 55 milioni, determinerà un forte squilibrio sul nostro sistema pensionistico. Ma la vera emergenza sono gli anziani non autosufficiente destinati a crescere. Già oggi sono 4 milioni le famiglie con un parente non autonomo a carico e tali numeri sono destinati a moltiplicarsi. Tale criticità, non potrà che obbligare la completa revisione dell’organizzazione e governance con la digitalizzazione del sistema assistenziale.
Il 2020 ha visto, ad esempio, l’iniziale attuazione del Piano Nazionale e Regionale della lotta alla cronicità con l’affidamento dell’assistenza del domiciliare al Privato Sociale e con nuovi obiettivi e procedure collaborative con il pubblico attraverso il SIAT (Sistema Informativo per l’Assistenza Territoriale).
Ma ancora di più è il modo stesso di intendere e praticare la medicina che vive un periodo di profonda trasformazione. Basti pensare all’evoluzione indotta dalla medicina rigenerativa, dalla terapia personalizzata dalla medicina digitale e dalle possibilità offerte dalle terapie genetiche.
L’angiologia, e le branche affini alla medicina vascolare, è investita da radicali mutamenti che offrono nuove armi e nuove scelte, alcune di confermata validità, altre in attesa di essere applicate su larga scala. Tuttavia, la tecnologia può indurre il rischio di settorializzazione e frammentazione nell’approccio e nella gestione dei pazienti e dei percorsi di cura. Poiché vari sono i livelli di complessità degli ospedali, e vario ed articolato è il percorso di cura dei malati, è evidente che solo un’organizzazione flessibile, modulata, adatta ai vari livelli di intensità di cure, sarà all’altezza ed al passo con i tempi.
La mutazione demografica inevitabilmente ha ripercussioni sui modelli assistenziali, sull’organizzazione sanitaria e sugli standards assistenziali. Di ciò occorre prenderne coscienza nel ripensare l’offerta dei servizi sanitari.
Una medicina vascolare moderna deve fortemente perseguire l’innovazione al passo con il processo tecnologico. Tali obiettivi e tali abitudini vanno perseguiti con continuità e vanno adattati e finalizzati al miglior risultato possibile in termini di efficienza, sostenibilità ed equità distributiva delle risorse.
L’innovazione va coniugata con l’appropriatezza e con la sostenibilità. Nell’introdurre nuove tecnologie terapeutiche ad alto costo, nell’interesse dei malati, si dovrà porre sempre maggiore rispetto ai requisiti minimi ed agli standard di sicurezza necessari. Tali considerazioni hanno portato a confrontare come lo studio e il trattamento delle patologie vascolari ed affini stia evolvendo con lo scopo di ottimizzare le cure e le risorse disponibili.
Le giornate Angiologiche Laziali 2020 esprimono l’agorà dell’incontro tra una nutrita schiera di illustri rappresentanti di Società Scientifiche Vascolari e la passione, dedizione, competenza dei medici e dei sanitari del nostro territorio. Allora, non solo l’aggiornamento professionale, ma l’eticità, la sostenibilità, l’armonizzazione delle cure, risultano l’obiettivo del convegno “L’Angiologia ai confini dell’innovazione”.
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